Lavori di restauro recupero e riqualificazione del Castello di Modica e realizzazione di attrezzatura polifunzionale e servizi.

Dettagli      Scheda     
Realizzazioni

Scheda sintetica

Oggetto
Lavori di recupero restauro riqualificazione e sistemazione dell'area del Castello della Contea di Modica e realizzazione di attrezzatura polifunzionale e servizi
Committente
Comune di Modica
Progettista e D.L.
Arch. Salvatore Tringali - Arch. Rosanna La Rosa
Dir. tecnico di cantiere
Geom. Giorgio Zaccaria - Geom. Sandro Santoro - Geom. Agatino Schininà
Periodo di realizzazione
2008-2017
Tipologia dei lavori
Scavi archeologici, impianti tecnologici e opere in ferro.

In linea generale il progetto prevedeva scavi in tutta l’area posta sul versante orientale fra la quota zero e la quota a più quindici, al fine di raggiungere la quota di calpestio originale delle grotte e portare alla luce eventuali vestigia di epoca precedente, demolizioni di alcune superfetazioni insignificanti, quali le murature costruite in epoca molto recente con blocchi di calcare tenero a secco, consolidamento di murature di fortificazione nel quale si apre la posterla sul versante nord dell’area di intervento; lo smontaggio e rimontaggio della muratura della scala fra la terrazza e la torre angolare nord; lo smontaggio e la ricomposizione di una parte del muro di confine esterno del versante orientale, opere in ferro riguardanti la realizzazione di ringhiere, passerelle in orsogril, scale e il pergolato, con utilizzo di acciaio grezzo, la cui ossidazione assicura una cromia coerente con l’atmosfera dei luoghi e l’impianto elettrico realizzato funzionale ed adeguato alle normative vigenti, oltre alle esigenze richieste dalla struttura. Prevede la realizzazione di una linea autonoma di servizio all’area di progetto; utilizzo di corpi illuminanti di diverse tipologie: incassati per i segnapasso; da terra, e direzionali per la illuminazione delle grotte;“sassi” per i percorsi in terra battuta.

Durante l’esecuzione dei lavori, si è reso necessario variare i lavori originariamente preventivati.

Le  indagini con scavi archeologici hanno riguardata principalmente 2 aree e precisamente:

1)            L'area degli ingrottamenti  (allocata nel versante orientale della rocca nella balza                                                      rocciosa sottostante l'attuale piano del castello);

2)            Torre Nord poligonale         (la parte più antica del castello)

(Scavi archeologici nell'area degli ingrottamenti)

In questa balza rocciosa si aprono almeno sei ingrottamenti che la tradizione orale tramanda con il nome di grotte del Conte Ruggero. Si tratta di grotte a pianta rettangolare di varie dimensioni, il cui fronte e in gran parte crollato. All’interno è possibile verificare la presenza di nicchie, di fori per alloggiamento di palificazioni o di bacini per raccolta di acque , in qualche caso vi sono tramezzi in muratura e cavezze in roccia per animali che ne denunciano la loro ultima destinazione d’uso relativa a povere abitazioni o ricovero per animali. Davanti alle prime grotte in particolare si ricorda la presenza di almeno due cisterne che dovevano servire le abitazioni come si rileva in genere negli insediamenti rupestri. In particolare una di questa grotte è tramandata come la grotta di San Cataldo a causa di acque sulfuree che vi sgorgavano e che venivano convogliate in una vasca rettangolare. Ma la grotta che ha destato maggiore interesse è costituita dal cunicolo che si apre davanti ad un antro naturale frutto di crolli e smottamenti denominato dalla tradizione locale come a Rutta ra Pirciata. Questo cunicolo ha un a sezione rettangolare e mette in collegamento i due versanti della rocca. Gli scavi archeologici si sono prevalentemente concentrati in quest’ultima zona per evidenziare una possibile strada di collegamento fra i vari ingrottamenti. In particolare è stato aperto un saggio di scavo davanti al cunicolo , nella vasta area sottostante il grande antro nella cui parete di fondo è stato ricavato questo straordinario passaggio. Dopo la rimozione di uno strato di interro e di sfabricidi è apparso un affioramento roccioso molto irregolare e a diversi livelli le cui caratteristiche tecniche fanno supporre lavori di latomia legati alla estrazione di materiale lapideo almeno fino al piano di calpestio originario. Approfondendo il saggio di scavo è emersa una situazione stratigrafica pressoché omogenea caratterizzata da sfabricidi , da porzioni di crollo di pareti rocciose staccatasi dal grande antro insieme a ceramiche riferibili cronologicamente alla fase post terremoto o comunque secentesca. Il dato più omogeneo è emerso al di sotto di questo strato di crollo lapideo, in quanto è apparso uno strato di terra cono vistose tracce di bruciato misto ad un grande quantità di materiale fittile da cucina e ossa di animali. Approfondendo il taglio è stato isolato un primo ambiente in parte rupestre e chiuso ad est da un muro, sulle cui pareti rocciose sono state messe in luce tre zone riferibili a focolari o punti di cottura, due dei quali realizzati in anfratti rocciosi ed un terzo realizzato in muratura. Purtroppo gli elementi datanti ancora in corso di studio sono esclusivamente o quasi da determinare attraverso ceramiche di cucina e da fuoco per le quali classi ceramiche la definizione cronologica è abbastanza ampia e poco diagnosticabile. Ma da un preliminare esame il materiale ceramico potrebbe appartenere al periodo tardo antico ed altomedievale. In particolare sono stati isolati  due frammenti di catino invetriato decorato in bruno verde e giallo attribuibili alla seconda metà del X – prima metà dell’XI secolo, dunque alla piena epoca islamica. Sono queste le prime attestazioni materiali dell’esistenza di un gruppo islamico a Modica a conferma di quanto affermato dalle fonti antiche riguardanti la conquista islamica delle rocche di Modica (845). Ad est di questo ambiente è stato rinvenuto un altro ambiente anch’esso in parte rupestre, nella cui parete orientale si apre un passaggio verso un altro piccolo ingrottamento. Esso è abbastanza angusto, presenta il fondo roccioso livellato, mentre le pareti non sono state appianate a causa dell’incontro di banchi rocciosi differenti che ne hanno impedito la completa realizzazione. Il passaggio tra il secondo ambiente e il terzo era stato sigillato e murato con conci di pietra e malta quasi a volere isolare il contenuto della grotta. All’interno lo scavo e la rimozione del materiale ha messo in luce una sorta di colmata con materiali ceramici ascrivibili quasi esclusivamente alla fine del 1300 inizi del 1400. Si tratta di protomaioliche decorate in bruno e verde e in bruno  non ritrovate nel resto dell’area e pertinenti probabilmente a fasi d’uso dell’area antistante l’ambiente 3 nel momento in cui era ancora un ambiente di supporto all’area contigua.  I manufatti furono riversati all’interno dell’ambiente 3 unitamente a massi crollati dalla parete rocciosa quando dopo un evento traumatico ancora da definire si decise di riorganizzare gli spazi e liberarli dai resti che li occupavano. Dato il tipo di ceramiche si potrebbe pensare alla distruzioni post- famiglia Chiaromonte ed alla risistemazione seguita all’insediarsi di Bernardo Cabrera  agli inizi del ‘400.

 Nel complesso dunque è attestata una frequentazione di età tardo romana – alto medievale in connessione con le aree di bruciato diagnosticata dai materiali.

La  fase più antica di frequentazione è  indicata però dal rinvenimento di una tomba scavata nella roccia e violata in antico che non ha restituito resti umani ma solo frammenti ceramici pertinenti ad epoca ellenistico romana. La tomba individuata all’interno dell’ambiente 2 ed a ridosso del muro che lo separa dall’ambiente 1 fornisce dunque l’elemento più antico in relazione alla frequentazione dell’area e ne suggerisce un uso di tipo cimiteriale in un’epoca in cui altri rinvenimenti sembrano indicare una ricca presenza umana nel territorio di Modica ( Scavi di S. Teresa, ritrovamenti dell’area della domus S. Petri etc.).

Nel complesso dunque i risultati dello scavo risultano di grande rilevanza sia per le fasi ellenistico romane che per quelle tardo antiche e alto medievali fino all’epoca islamica andando a colmare lacune presenti nella documentazione dell’area del castello e riguardanti la lunga frequentazione dello sperone.

(Scavi archeologici nell'area della Torre Nord)

Le indagini relative alla parte nord del Castello dei Conti di Modica si sono concentrate presso una delle strutture più antiche del Castello che è la torre nord poligonale. In questa area  era collocato l’originario ingresso al Castello prima del crollo della porta di guardia a causa di un cedimento della grotta grande, come viene raccontato da un documento d’archivio datato al 1643. In seguito a questi crolli e cedimenti l’ingresso al Castello viene spostato dalla parte occidentale, come già cita P. Carrafa descrivendo le strutture del Castello nel 1653. L’indagine scientifica è stata effettuata all’interno della poderosa struttura muraria della torre, sia per verificare lo stato di conservazione delle murature perimetrali e gli eventuali consolidamenti fatti già dai tempi del crollo secentesco, sia per rintracciare le  strutture murarie pertinenti a tutta la sistemazione della porta principale di ingresso al Castello. Dopo la pulizia preliminare dell’intera area con la rimozione della vegetazione spontanea e dello strato di humus superficiale (sp. m 0,20) e la rimozione dei pochi resti pertinenti a casupole e a ricoveri per animali di recentissima costruzione, sono iniziate le operazioni di scavo archeologico nei due saggi. Nel primo saggio si è operato prevalentemente per accertare lo stato di conservazione del muro perimetrale vistosamente lesionato cercando di rintracciare l’eventuale piano di calpestio o quantomeno il soffitto della grande grotta sottostante. Si è proceduto ad asportare fino ad una quota massima di – m 2,32  una serie di almeno cinque livelli di riempimento costituiti prevalentemente all’inizio da terriccio sciolto, pietrame e sfabricidi, in seguito da pietrame più o meno digrossato di grossa e media pezzatura. Con l’affioramento di un presunto piano di calpestio si è resa necessaria l’apertura di altri due saggi di minori dimensioni nell’angolo nordoccidentale della torre. Si è messa in luce presso il margine orientale del saggio una struttura muraria a cui se ne attesta perpendicolarmente un’altra. Nell’angolo nord orientale è emersa a quota -3.08 una struttura muraria angolare pertinente forse a qualche elemento di contrafforte. Dall’uniformità stratigrafica dei ritrovamenti si deduce che la porzione di  torre indagata è stata interessata da un riempimento di pietrame presumibilmente asportato dalle vicine strutture edilizie presenti nell’area. Questa sorta di colmata potrebbe essere stata effettuata in un'unica fase, per realizzare un piano di calpestio a livelli più alti, dopo che la torre aveva perso la sua originaria funzione; sembrerebbe confermarlo la mancanza di reperti di qualsiasi genere. Il secondo Saggio è stato progressivamente allargato su tutto il settore occidentale dell’area interna al bastione. Qui sono emerse già dopo la rimozione dell’humus superficiale delle strutture murarie, alcune delle quali certamente preesistenti al bastione. Di particolare interesse si è rilevata la struttura muraria, che si addossa per alla cortina muraria esistente conservando anche i resti di una scaletta di servizio pertinenti, molto probabilmente, ad una delle fasi più antiche della torre. Sono anche emerse altre  strutture murarie che definiscono almeno quattro ambienti a pianta quadrangolare.  Una più attenta lettura delle differenti tecniche murarie adottate, delle sovrapposizioni, dei rifacimenti, dei tagli e delle rasature subite dai muri potrà condurre ad una seriazione cronologica di queste murature. La messa in luce di piedritti angolari pertinenti a volte a crociera e di conci radiali pertinenti alla base d’imposta di volte a botte indica come questi ambienti, riferibili probabilmente al piano inferiore delle strutture del Castello nella  fase pre-terremoto, siano ancora ricolmi di strati di riempimento. Soltanto il prosieguo dello scavo potrà accertare le funzioni di questi ambienti, rintracciandone murature e pavimenti; al momento risulta però di notevole interesse aver portato alla luce i soffitti e le volte di questi ambienti, che potrebbero forse essere riferibili ai dammusi della casa del governatore citati dalle fonti archivistiche.

Il rinvenimento nel settore centrale, di una possente struttura in blocchi e pietrame minuto allettati su spessi letti di malta, interpretabile forse come una fondazione o una massicciata, e dei resti di una gradinata aggiungono ulteriori tasselli per la restituzione dell’assetto originario degli interni del Castello. Fra l’altro questa porzione di scalinata sembra avere un allineamento con una struttura angolare posta a sud configurandone una sorta di corridoio a cui dava accesso la scalinata stessa. La connessione fra tutta l’area meridionale della torre e la parte settentrionale, il cui piano di calpestio originario non è ancora stato raggiunto, è da rilevare con prossime e future indagini dal momento che non è stato asportata la fascia di terra interposta per economie di scavo. Anche l’accurata pulizia della cresta del muro della torre ha permesso di mettere in luce una serie di strutture e di apprestamenti che meriteranno uno studio più accurato per l’individuazione di eventuali camminamenti o scale. I materiali ceramici ritrovati si attestano globalmente tra il XV ed il XVII secolo con rare presenze di epoca precedente e successiva. Si tratta di ceramiche d’uso che includono ceramiche da fuoco, da dispensa e da mensa. In particolare le ceramiche da mensa, in genere smaltate, forniscono un primo quadro delle forme e delle decorazioni in uso a Modica ed in area iblea. Costituiscono quindi una primizia nel campo delle ceramiche finora recuperate sia negli scavi precedenti al castello che nell’intera provincia. Alcune forme specie quelle aperte possono rappresentare delle novità anche in ambito siciliano ed in ogni caso i rinvenimenti effettuati nello scavo della torre documentano una fase cronologica finora poco testimoniata  e pertanto riempiono un vuoto nell’ambito di un quadro delle ceramiche d’uso dell’area iblea. Uno studio puntuale delle stesse potrebbe poi consentire l’identificazione di produzioni locali il che verrebbe ulteriormente a confermare l’importanza del ritrovamento. Il loro rinvenimento nei livelli alti della torre sembra confermare unitamente all’individuazione dell’attacco della volta di una crociera che al di sotto dell’attuale riempimento si celano gli ambienti antichi che la prosecuzione dello  scavo potrebbe mettere in luce unitamente agli antichi piani di calpestio consentendo un recupero assolutamente inatteso e insperato di alcuni ambienti del castello sopravvissuti alla totale distruzione proprio perché interrati e dimenticati dopo il crollo del 1643. Di eccezionale interesse risulta anche, fra i frammenti ceramici, la presenza di un frammento dipinto di ceramica corinzia da datare alla fine del VII sec. a.C. Si tratta di un rinvenimento sporadico dall’area del castello che si lega ai rinvenimenti di ceramiche greche arcaiche fatte nella vicina via Polara e nell’area soprastante di Santa Teresa a   conferma dell’antichità di frequentazione dell’area anche nel periodo della colonizzazione greca di Sicilia.

Dalla fine di gennaio del 2011 si è deciso di riprendere le attività di scavo nell'area della torre nord, con l'obbiettivo di rimuovere il materiale di riempimento presenti all'interno dei 4 ambienti individuati nelle indagini precedenti i riempimenti erano costituiti da pietrame di media e grossa pezzatura e da terriccio sciolto, la loro rimozione ha portato alla luce a rinvenimenti murari che in una determinata fase di ristrutturazione hanno obliterato i passaggi che conducevano ai vani coperti dalle volti a botte definendo 2 piccoli ambienti a pianta rettangolare, in detti vani asportando il materiale di risulta si è messa alla luce le pareti con ancora l'intonaco originale, contrassegnato da interessanti, ma al momento indecifrabili, graffiti e iscrizioni dipinte, che farebbero pensare ad un contesto carcerario. L'estensione delle indagini nel settore orientale della Torre è apparsa indispensabile per verificare la presenza di altre strutture murarie e di altri ambienti. Tale indagini hanno portato al rinvenimento di alcune strutture murarie di un certo rilievo.

Viene rinvenuta una capiente cisterna quadrangolare, le sue pareti e il piano pavimentale sono rivestiti da un doppio strato di intonaco idraulico di buona fattura; la cisterna doveva essere coperta da una volta a botte come fanno presumere gli aggetti delle pareti Nord e Sud. Più a Nord è stato rinvenuto un altro ambiente suddiviso da un possente tramezzo, dotato di lastroni e di un grosso blocco probabilmente i resti di uno stipite, a Nord un vano a pianta quadrangolare, dotato di un piano di calpestio in terra battuto in prossimità dell'apertura nel lato orientale. Si tratta di un profondo varco provvisto di stipiti monolitici a battente unico che conduce in un altro vano. Di questo vano è la poderosa struttura muraria a Nord di notevole impegno costruttivo, ad attirare l'attenzione. Essa presenta un paramento in faccia vista in opera quadrata costituito da tre filari di conci “megalitici” a giunti alterni, legati con malta. Nell'angolo Nord Ovest, si apre, infine un altro ampio varco, dotato di soglia con incassi per i cardini della porta, che mediante un profondo ambulacro/corridoio immette in un altro ambiente. Si tratta di un ampio vano a pianta poligonale, l'esecuzione degli scavi ha consentito il recupero di una notevole quantità di reperti archeologici, tra cui si distinguono un catino di età arabo-normanna (X- XI sec. d.C.) ed una lastra frammentaria in marmo verde antico. La possente struttura a cui peritene questo ambiente è una torre a pianta pentagonale, probabilmente quella preesistente all'attuale e caduta in disuso per il crollo della sottostante Grutta Grande verificatosi nel 1645. Le murature sono costituite da un nucleo in conglomerato cementizio e da un doppio paramento a blocchi lapidei legati con malta. Il paramento esterno quello a blocchi megalitici potrebbe coincidere con quella che la tradizione antiquaria ha erroneamente tramandato con il nome di “Tempio del sole”.

Negli scavi, lungo il lato settentrionale della torre sono emerse delle strutture murarie che farebbero pensare a una sorta di torretta. Tra quest'ultima e il versante orientale si crea uno spazio strombato che si conclude con un accesso oggi tamponato, forse in diretto collegamento con la scalinata, di cui è leggibile la stratigrafia direttamente in situ. Infine, l'ampliamento della scavo nel settore Sud in prossimità dell'attuale accesso ha consentito alla messa in luce di strutture murarie parallele e contigue, di un lacerto di pavimentazione in mattoni e dei resti di un pluviale foderato con coppi ed estremamente rivestito da intonaco.

Si espone di seguito una descrizione degli interventi e delle motivazioni che hanno indotto alla redazione della presente perizia:

Nella torre poligonale nord vengono previste delle lavorazioni d'urgenza concordate con la Soprintendenza da eseguire direttamente in corso d'opera, quali:

1) la realizzazione di una copertura  provvisionale a protezione dalle piogge degli intonaci dei due vani rinvenuti nell'esecuzione degli scavi archeologici nei quali sono presenti dei graffiti;

2) il consolidamento tramite iniezioni di malta di calce per il ristabilimento dell'adesione tra supporto murario ed intonaco degli stessi ambienti suindicati;

3) l'esecuzione di una copertura di protezione in cls con interposto telo impermeabile in pvc  sul dorso dei muri rinvenuti durante l'esecuzione degli scavi;

·      Le modifica rispetto al progetto originario per gli interventi da realizzare nella torre angolare nord, in adeguamento i rinvenimenti a seguito degli scavi archeologici, riguarderà il percorso della passerella in orsogril che in gran parte si collocherà direttamente alla sommità della muratura della torre stessa e sarà accessibile attraverso due scale con struttura in ferro e gradini in orsogril; un'altra parte della passerella sovrasterà gli scavi, poggiando esclusivamente su pilastrini in ferro; in corrispondenza  dei due vani in cui si sono rinvenute porzioni di intonaco sarà realizzata una tettoia di protezione con struttura portante in ferro e falda di copertura in lamiera grecata; è  altresì prevista la bonifica di alcune murature rinvenute a seguito degli scavi archeologici mediante pompaggio di iniezioni di boiacca di malta di calce additivata.

·      Dall'esecuzione degli degli scavi all'interno della torre poligonale nord, abbassando la quota di piano di spiccato è emersa nelle pareti sul lato interno la presenza di lesioni strutturali; dal che si è deciso di intervenire consolidando le pareti con tiranti metallici posti su 3 livelli. Dall'analisi dell'apparato murario della torre si è riscontrato che le pareti poste a sud sono di epoca recente, per cui  è possibile la loro demolizione, mettendo in luce così solo la parte originaria e più antica della torre angolare, l'area circostante sarà pavimentata in parte con pavimento  in  cocciopesto gettato in opera  ed in parte in basole di pietra calcarea, raccordandosi alla terrazza esistente.

·      Nell'area a quota intermedia fra la torre angolare nord e l'area degli ingrottamenti le indagini mediante saggi di scavo non hanno fatto emergere ritrovamenti di nessun genere, viene previo abbassamento del piano di terreno alla quota originaria, riportando il muro di delimitazione dell'area posto nel lato Est ad un altezza pari a mt 1,00, in modo da recuperare la originaria funzione di parapetto di sicurezza nell'affaccio sulla sottostante area che conduce agli ingrottamenti. Si prevede inoltre  il   ripristino della scala in muratura esistente con muratura in pietrame a secco, per il collegamento dell'area a quota intermedia con il piano del castello e la collocazione di una palizzata di protezione con pali di castagno. Nell'area intermedia è posto un macchinario (chiller facente parte dall'impianto di condizionamento del castello dei Conti - oggetto di altro intervento) di cui si prevede la schermatura tramite una struttura leggera in legno meglio descritta nella tavola grafica.

·      Nel primo tratto dell'area degli ingrottamenti immediatamente a ridosso della pergola prevista, dove non sono stati eseguiti scavi di tipo archeologico, viene prevista la realizzazione di un camminamento in cordonata a quota di spiccato del terreno esistente, tramite la collocazione di basole in pietra, posate a secco, dopo opportuna compattazione e raccordo altimetrico del terreno esistente.

·      Nel secondo tratto dell'area degli ingrottamenti dove sono stati eseguiti gli scavi archeologici, è stato possibile eseguiti anche scavi potendo utilizzare un piccolo mezzo meccanico; viene previsto il consolidamento della muratura di margine dell'area a ridosso del precipizio, tramite la realizzazione di una muratura di sottofondazione con pietrame informe, atta ad impedire il ribaltamento del muro soprastante, solo a seguito degli scavi si è riscontrato di essere privo di fondazione e poggiante direttamente sul terreno; si prevede la realizzazione di una passerella in orsogril, in spiccato rispetto al piano dello scavo e poggiante per un'estremità direttamente alla muratura di sottofondazione e per l'altra estremità, tramite dei piedritti in profilato metallico scatolare. All'interno dell'area di scavo, al fine di fruire di una visione ravvicinata dei rinvenimenti si prevede la realizzazione di una passerella in cocciopesto gettato in opera, vedi tavola di progetto.

·      Nell'ultimo tratto dell'area degli ingrottamenti sono stati eseguiti all'interno delle ultime grotte degli scavi esplorativi dal quale non sono emersi rinvenimenti di nessun genere, ma soltanto materiale di riporto probabilmente proveniente da precedenti lavorazioni  eseguite nell'area del castello.

·      In vista di una campagna più consistente di ricerca si sospende l'esecuzione delle lavorazioni previste, mantenendo l'impianto di una linea elettrica ad alimentare alcuni corpi illuminanti  per l'illuminazione generale dell'area e si prevede a ridosso dell'area già scavata la realizzazione di una palizzata di chiusura in pali di castagno.

·      Per quanto concerne l'impianto elettrico, l'impianto viene modificato per adeguarsi ai ritrovamenti archeologici che hanno modificato la fruizione dell'intera area di progetto.